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1853
BORRACCIA PIEMONTESE "GUGLIELMINETTI"
borraccia, fanteria di linea, cavalleria, risorgimento, seconda guerra d'indipendenza italiana, terza guerra d'indipendenza
La caratteristica borraccia listata, che tra i vari produttori compare anche Pietro Guglielminetti (cognome ben più famoso per le borracce della Grande Guerra), venne introdotta nell’esercito sardo-piemontese nell’anno 1853. Fino ad allora i soldati non ne avevano in dotazione, se non la Brigata Piemonte che aveva in uso due modelli di borraccia sperimentale: uno in vetro coperto di vimini e l’altro sempre in vetro, ma coperto di pelle come aveva in uso l’esercito spagnolo. Nonostante l’arrivo del modello definitivo, gli uomini della Brigata Piemonte avrebbero dovuto continuare a usare le borracce sperimentali fino al loro esaurimento.
Il Ministero della Guerra aveva sancito con dispaccio n. 1809 del 12 marzo 1853 la distribuzione delle borracce Guglielminetti ai reparti di fanteria dell’armata sarda, per poi allargarne l’uso anche ai corpi di cavalleria, artiglieria e treno d’armata con dispaccio n. 2117 del 3 giugno 1853.
Abbiamo una descrizione molto dettagliata delle nuove borracce in legno listato. La capacità minima delle prime borracce variava tra i 0,7 – 0,74 litri, contenuti in una forma di barilotto con il lato in contatto con il corpo più piatto, conferendogli una forma a D morbida.
Il barilotto era composto da 8 doghe in legno, di salice o tremula, alte 15 cm, spesse dai 0,4 – 0,7 cm e di varie larghezze, di cui una molto larga per la parte posteriore della borraccia. Il fondo superiore veniva realizzato in legno di betula, oppio, carpine o ciliegio dallo spessore che variava dai 0,3 – 0,6 cm. Presentava anche un imbuto da dove berci a forma di calice, con canale a vite nel suo mezzo, dal diametro esterno di 4 – 5 cm e interno di 2 – 2,4 cm. Il fondo inferiore era in salice o tremula, spesso anch’esso dai 0,3 – 0, 6 cm. Il diametro maggiore dei fondi era di 9 – 10 cm, mentre il diametro inferiore variava tra i 6 – 7 cm.A chiudere saldamente le doghe c’erano due cerchi delle testate in legno di noce, spessi 0,3 cm e lunghi dai 1,3 – 1,8 cm; e 14 cerchietti in giunco, 7 superiori e 7 inferiori, congiunti fortemente alle estremità.Per il tappo si realizzavano due componenti in legno di carpine, betulla o oppio: la cannella realizzata a vite che entrava nell’imbuto e un turacciolo a forma di galletta da adattarsi al canaletto della cannella.Infine erano presenti 4 anelli di ferro, avvitati al barilotto, dove far passare un cordoncino di bava intrecciata color verde lungo un metro e mezzo da usare come tracolla.
Le borracce per i corpi di cavalleria variavano nella tracolla, non avendo i 4 anelli di ferro, vennero usate 3 corregge di corame annerito larghe dai 1,6 – 2 cm con fibbie in ferro. Una lunga dai 1,64 – 1,66 m per sostenere la borraccia e fare da tracolla, le altre due più corte per sostenere i cerchi superiore e inferiore, quello superiore lungo dai 37 – 39 cm e quello inferiore lungo dai 34 – 36 cm.Inoltre le dimensioni della borraccia da cavalleria variava di poco rispetto a quella di fanteria, variando anche le capacità arrivando a 0,86 – 0,92 litri.
Dal novembre 1854 il Ministero della Guerra, su commissione del Tenente Generale Ispettore conte Broglia, riteneva opportuno sostituire i cordoncini delle borracce della fanteria con corregge in bufalo annerito, ma solo quando i fondi di magazzino si sarebbero esauriti. Tale circostanza si avverò nel 1857, quindi con nota n. 135 del 14 ottobre 1857 si autorizzava la distribuzione delle nuove borracce con corregge di bufalo, non solo alla fanteria, ma anche alla cavalleria andando a sostituire quelle in cuoio annerito.
Il prezzo della borraccia veniva di 2 Lire e 20 centesimi, ma a chi aveva ancora in dotazione quella con il cordoncino in bava gli veniva fornita la nuova correggia al prezzo di 40 centesimi l’una.