Con l’apertura dell’età ferdinandea e l’affermazione del gusto Biedermeier si assiste ad una serie di riforme in seno all’Impero d’Austria. Questi cambiamenti, ricorrenti con l’insediamento di un nuovo imperatore, si manifestano non solo nella sfera civile-amministrativa, ma arrivano ad influenzare anche la rigida struttura militare, soprattutto in ambito uniformologico.
Il 1836 vede introdotta una montura completamente rinnovata, da un lato assecondando la moda dell’epoca, che manifesta un cambio di rotta nei gusti europei -giunge al tramonto l’influenza francese mentre s’afferma il gusto all’inglese- dall’altro adeguandosi alle innovazioni tecnologiche e tattiche: esempio allo stesso tempo di continuità e cambiamento è la giubba da fanteria M1836.
Si tratta di una giacca monopetto chiusa da una singola fila di bottoni, con falde posteriori più allungate rispetto al modello precedente e, all’interno della coda destra, è presente una tasca verticale di notevole apertura; le due mostrine sulle spalle sono del colore reggimentale profilate in bianco e con la punta arrotondata; i polsini sono chiusi da un singolo piccolo bottone anziché da due come era in precedenza.
Le falde scostate sono un retaggio del gusto delle marsine alla francese, mentre la linea della vita così stretta e il petto così bombato testimoniano l’affermazione dello stile inglese che vedrà la sua massima affermazione ed esasperazione nella moda vittoriana. Altro elemento di contaminazione sono le bordure applicate sulle code che simulano le falde risvoltate proprie della seconda metà del Settecento.
Il tessuto impiegato per la struttura è panno di lana bianco senza trama visibile, lino al naturale per la fodera e panno di lana anche per le distinzioni (risvolti, colletto, mostrine, polsini) colorato diversamente in base al singolo reggimento.
Abbiamo avuto l’occasione di poter visionare un esemplare originale conservato presso il museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza.
I polsini di taglio dritto (alla tedesca) e la combinazione dei colori di bottoni e distinzioni fanno pensare che il proprietario originale appartenesse al 16° reggimento di fanteria di linea “Zanini” (tedesco con mostre giallo zolfo e bottoni gialli).
Il cimelio in questione presenta diverse peculiarità degne di nota. Stupisce innanzitutto l’ottima qualità dei materiali impiegati: il panno giallo delle distinzioni è a trama così fine da poter essere quasi confuso con il velluto; i bottoni di metallo giallo non mostrano segni di ossidazione e sono marchiati con le scritte “Rich Orange” e “Best Quality”, che ne palesano la produzione inglese e ne certificano la pregevole finitura.
Pur essendo illeggibili i marchi originali le misurazioni permettono di stabilire che appartenesse ad un uomo di statura medio-bassa e di corporatura esile. Il numero e la quantità di cuciture e rinforzi ne denotano la capacità di resistenza al tempo e all’usura, inoltre un’attenta analisi dell’interno della giubba ci ha permesso di confermare la nota parsimonia nell’uso dei materiali da parte delle commissionate imperial-regie: infatti l’imbottitura in panno è stata ricavata riutilizzando ritagli di vecchie uniformi.
Contrariamente alla giacca coeva esposta al museo di Linz, l’esemplare vicentino presenta materiali di alta qualità, bottoni più piccoli sui risvolti delle code e sui polsini, ha la profilatura del colore reggimentale sul petto e v’è stata apposta una striscia di cuoio marrone di 7 cm alla base del collo per poterla appendere; degna di nota è soprattutto la sovrapposizione della bottonatura sul busto posizionata al contrario (con i bottoni a sinistra e le asole a destra).
L’insieme di queste particolarità porta a supporne la proprietà da parte di un graduato di truppa, avente la possibilità di adattarla alle proprie esigenze; rimane comunque il dubbio, vista l’assenza dei gradi regolamentari a barretta sul colletto, o di loro tracce, introdotti con la campagna del 1848.
Al fine di enfatizzare le forme maschili proprie della moda Biedermeier, che prevedevano uomini con i fianchi stretti e il petto pronunciato, la giacca da fanteria possiede una spessa imbottitura sia sul fronte che sulle spalle, più marcata all’altezza della fascia pettorale
con uno spessore che raggiunge i 2,5 cm. Grazie ad alcuni fori presenti è stato possibile osservare che questa è composta da strati sovrapposti di diversi panni di lana, alcuni del classico colore bianco e altri di color grigio fumo, ricavati probabilmente da scarti e vecchi cappotti.
In conclusione la giubba M1836 è l’ultimo esempio di giacca da fanteria che privilegi lo stile e la moda alla praticità sul campo, ma nonostante ciò la cura nel dettaglio e nella realizzazione la resero un modello di indiscutibile resistenza e funzionalità, che riuscì anche ad imporsi nell’immaginario collettivo grazie all’indubbio fascino.
Rimarrà in uso fino al 1849, data in cui viene introdotta, con l’ascesa al trono di Francesco Giuseppe I, la nuova tunica da fanteria doppio petto a ribadire una nuova necessità di praticità e di modernizzazione propria della seconda metà dell’Ottocento.
DESCRIZIONE MISURA (in mm)
Diametro bottoni grandi (14) 22 mm
Diametro bottoni piccoli (4) 17 mm
Distanza del primo bottone del petto
dal colletto 10 mm
Distanza tra i bottoni del petto 40 mm
Distanza tra i bottoni in vita posteriori 60 mm
Distanza dei bottoni dal posino 15 mm
Distanza del bottone delle code
dal taglio inferiore 25 mm
Altezza colletto 40 mm (frontale)
55 mm (posteriore)
Altezza polsino 65 mm
Lunghezza mostrina 145 mm
Larghezza mostrina 25 mm
Lunghezza apertura tasca interna 170 mm
Distanza tasca dal centro del retro 50 mm
Lunghezza totale della giacca
(code escluse) 370 mm
Lunghezza totale delle code 440 mm
Larghezza delle code all’altezza dei
bottoni terminali 110 mm
Larghezza terminale delle code 80 mm
Larghezza media della profilatura apposta
prima di allargarsi sulle code 15 mm
Distanza della mostrina dall’attaccatura
della spalla 30 mm
Lunghezza striscia interna in cuoio 70 mm
Si ringraziano
Il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza; i soci L. Danieli, D.Del Pozzo, F. Giardini, L. Manzati e N. Lorenzetti per aver partecipato alle misurazioni del capo originale e per aver scattato le foto c/o il museo; l’amico R. Vento per la consulenza tecnica fornita; l’amico D. Zanandrea per le foto della giacca riprodotta.
Per informazioni: acrimperi@gmail.com
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