IL MATRIMONIO DI LEOPOLDINA D’ASBURGO E LA SPEDIZIONE SCIENTIFICA AUSTRO-BRASILIANA DEL 1817
Nel settembre del 1816 un annuncio improvviso fatto alla corte imperiale di Vienna sorprese la diciannovenne Maria Leopoldina Giuseppa Carolina d’Asburgo-Lorena, quarta figlia dell’imperatore Francesco I d’Austria: Pietro di Braganza, erede al trono del Regno Unito di Portogallo, Brasile e Algarve, aveva deciso finalmente di sposarsi ed era stato convinto a prendere una giovane Asburgo come moglie. Il cancelliere imperiale Klemens Wenzel, principe di Metternich, suggerì quindi all’imperatore che ormai fosse arrivato il turno di Leopoldina di “accasarsi” e in meno di un mese il matrimonio fu celebrato a Vienna per procura. Rimaneva ora l’incombenza di accompagnare la novella sposa direttamente dal marito, in quel momento ancora in Brasile insieme a tutta la corte reale portoghese.
Maria Leopoldina d’Asburgo-Lorena, 1815
Dando ascolto alle diverse richieste del mondo accademico che da anni ormai voleva uno studio più approfondito delle Americhe, il Principe di Metternich decise di approfittare del matrimonio per dar corso ad una grande ricerca su flora, fauna, cultura, popolazioni e tutte le altre risorse del Sud America, allora ancora quasi completamente inesplorato. Egli in persona pianifica ed equipaggia la spedizione decidendone anche la rotta, mentre ne affida il piano scientifico a Carl Franz von Schreibers, assistente di scienze naturali e agricole presso l’Università di Vienna.
Oltre al seguito della principessa, sulle navi trova quindi posto un considerevole numero di studiosi, collezionisti e pittori incaricati di esplorare e documentare le terre vergini del Brasile:
Johann Christian Mikan, professore di botanica dell’Università di Praga, per la storia naturale e la botanica;
Johann Natterer, assistente dello I.R. Gabinetto di storia naturale di corte, per la zoologia;
Johann Baptist Emanuel Pohl, trattatista di minerali, per la mineralogia;
Heinrich Wilhelm Schott, I.R. giardiniere botanico al palazzo di Belvedere, come giardiniere;
Ferdinand Dominik Sochor, cacciatore ordinario di S.A.l.R. l’Arciduca principe ereditario, come cacciatore e tassidermista;
Carl Friedrich Philipp von Martius, conservatore del giardino botanico di Monaco, inviato dal Re di Baviera;
Johann Baptist Ritter von Spix, naturalista collega di von Martius, inviato anch’egli dal Re di Baviera;
Giuseppe Raddi, botanico e custode del Museo di Storia Naturale di Firenze, inviato dal Granduca di Toscana;
Thomas Ender, pittore paesaggista;
Johann Buchberger, pittore botanico.
Gli scafi scelti per il compito di accompagnare a Rio de Janeiro l’arciduchessa Leopoldina sono le fregate S.M.S. Austria e S.M.S Principessa Augusta e, per tale occasione, i loro equipaggi ottengono il diritto di ornare le loro uniformi con spalline dorate; questo viaggio nuziale in Brasile sarà la prima impresa transoceanica della marina da guerra austriaca.
Partenza delle fregate Austria e Principessa Augusta da Trieste verso il Brasile, 9 aprile 1817
Le due navi salpano da Trieste il 9 aprile 1817, ma a causa dei venti contrari devono bordeggiare sino a tutto il 10 davanti alla costa dell’Istria. Il giorno 11 poi sono interessate da una forte tempesta e subiscono danni alle sovrastrutture: l’Austria rompe il bompresso e si rifugia nel porto di Pola, mentre la Principessa Augusta, danneggiata nella velatura, si rifugia a Chioggia. Durante le riparazioni, i naturalisti approfittano comunque della pausa forzata per svolgere ricerche nei dintorni.
Il 31 maggio la Principessa Augusta lascia il porto di Chioggia e il 17 giugno arriva in quello di Gibilterra, dove Natterer e Sochor fanno escursioni nell’entroterra durante le quali scoprono varie specie allora sconosciute; sono perciò spediti a Vienna molti campioni di mammiferi, uccelli, anfibi, insetti e conchiglie, oltre a varie specie di semi e piante. Nel frattempo gli ultimi scienziati imbarcatisi sulla nave di linea portoghese San Sebastiano a Livorno (tra cui il Raddi) si uniscono alla spedizione quando il 1 settembre la fregata Principessa Augusta viene raggiunta dalle due navi di linea portoghesi (Giovanni VI e la sopraccitata San Sebastiano), destinate a scortare a Rio de Janeiro l’ Arciduchessa Leopoldina. Tutte giungono l’11 settembre all’isola di Madeira dove gettano l’ancora nella rada di Funchal.
A bordo della S.M.S. Austria, acquerello di Thomas Ender
La fregata Austria dopo le riparazioni si dirige verso Malta e poi, dopo alcuni giorni di sosta, via Gibilterra e Madeira a Rio de Janeiro, dove giunge per prima il 16 luglio.
Il prof. Mikan invia a Vienna i primi resoconti del suo viaggio in lettere separate dando notizie relative alla grandissima quantità di piante e di animali che esistono nei dintorni di Rio. In un altro documento datato 6 settembre, egli fornisce ragguagli concernenti le difficoltà di percorrere il Brasile e di conoscerlo, prevedendovi la permanenza per alcuni anni.
Il 14 settembre la S.M.S Principessa Augusta riparte da Madeira accompagnata sempre dalla Giovanni VI e dalla San Sebastiano, giungendo infine il 5 ottobre 1817 a Rio de Janeiro.
L’arrivo è accolto dalla folla festante e gli studiosi iniziano entusiasticamente le loro ricerche nei dintorni della città brasiliana. Varie casse di animali, vegetali e minerali sono spedite verso l’Inghilterra e arrivano salve al Londra mentre altri documenti finiscono in mare quando il 21 marzo 1818 il pachebotto (bastimento postale) inglese sui cui sono imbarcati viene assalito e spogliato da due corsari spagnoli.
Veduta della strada principale di Rio de Janeiro 1817-1818, acquerello di Thomas Ender
La dura navigazione aveva fortemente condizionato le navi austriache, che avrebbero dovuto essere rivendute a mercanti locali, per poi reimbarcare gli equipaggi su navi portoghesi e con esse essere riportati in Austria, ma il governo di Lisbona non concesse il passaggio, quindi si riorganizzò la ripartenza delle fregate per la fine di marzo o l’inizio di aprile dell’anno successivo.
Di conseguenza il 30 novembre 1817 i naturalisti, consigliatisi con il console russo a Rio de Janeiro, grande conoscitore del paese, propongono all’ambasciatore imperiale il loro piano di lavoro e ne ottengono la approvazione.
In navigazione sulla fregata S.M.S. Austria, schizzo di Thomas Ender
Sono formati tre gruppi: il primo con Mikan, Schott e Buchberger, il secondo con Natterer, Sochor e Pohl, mentre i bavaresi Spix e Martius si uniscono al pittore Ender per andare a San Paolo, celebre per le vedute pittoresche.
I due gruppi condotti da Mikan e Natterer si mettono in cammino alla fine di gennaio, ma il primo deve rientrare il 15 marzo a Rio per la caduta da cavallo del pittore Buchberger, il secondo navigando via fiume giunge a Sapitiba e San Joao, da dove rientra dopo tre mesi con una notevole quantità di reperti.
L’ambasciatore austriaco destina quindi il professor Mikan ad accompagnare la fregata S.M.S. Principessa Augusta al suo rientro, per il trasporto dei reperti raccolti; con lui viaggeranno i pittori Buchberger e Ender, ambedue ammalati. Il gruppo arriva felicemente a Vienna entro l’anno assieme a quasi tutti i reperti, seguito poco dopo anche dalla S.M.S. Austria con a bordo Ratti.
Il secondo gruppo di Pohl, Natterer e Sochor viene invece autorizzato a fermarsi in Brasile per un viaggio di circa due anni nell’interno: il dott. Pohl è incaricato della parte botanica, l’assistente Natterer è coadiuvato da un aiuto brasiliano per la raccolta degli insetti e piccoli animali, il giardiniere Schott è incaricato di rimanere per qualche tempo vicino alla capitale per raccogliere semi e piante e per fondare un giardino botanico nei pressi della Legazione Austriaca.
Il gruppo bavarese di Spix e Martius incomincerà un epico viaggio verso l’Amazzonia che li terrà impegnati più di due anni, fino a raggiungere le Ande e ad essere costretti a tornare indietro quando il viceré del Perù non concede loro i lasciapassare per attraversare la colonia spagnola.
Gli studiosi torneranno in Europa in diversi periodi: Spix e Martius nel 1820, Pohl nel 1821 e Natterer solo nel 1835; tutti quanti pubblicarono relazioni e risultati delle loro ricerche in diversi libri e manoscritti, continuando comunque i loro studi sul campo per decine di anni, mentre Thomas Ender produsse una serie di meravigliosi acquerelli raffiguranti vedute e situazioni dei viaggi e del Brasile, conservati nel Gabinetto delle incisioni dell’Accademia di Belle Arti di Vienna.
Percorso del viaggio dei naturalisti Spix e von Martius dal 1817 al 1820
Villa Rica (oggi Ouro Preto) 1817, acquerello di Thomas Ender
Secondo la relazione finale fatta dal Natterer, la collezione di quanto raccolto dai naturalisti in Brasile può essere così catalogata:
Animali: 350 esemplari di 80 specie di mammiferi, 4.120 esemplari di 564 specie di uccelli, 780 esemplari di oltre 100 specie di anfibi, 317 esemplari di circa 100 specie di pesci, circa 1.000 esemplari di più di 100 specie di molluschi e conchiglie, 270 esemplari di 30 specie di molluschi, circa 59.000 esemplari di più di 7.000 specie di insetti, circa 1.000 esemplari di 500 specie di vermi intestinali prelevati da animali, piu di 80 esemplari di 20 specie di animali scomparsi e zoofiti, circa 120 pezzi di scheletri e parti anatomiche.
Vegetali: più di 40.000 esemplari di circa 6.000 specie di piante disseccate, una grande quantità di piante disseccate o conservate in alcool, più di 120 pezzi di tronchi o rami.
Minerali: una grande quantità di fossili, campioni di terra e pietre, gemme e metalli, una collezione completa di rocce provenienti da tutte le zone percorse.
Oggetti etnografici: armi, suppellettili, abiti, utensili, ecc. delle tribù dei nativi creoli, portoghesi e degli aborigeni brasiliani di dieci diverse tribù.
Paxiúba-barriguda (Iriartea ventricosa), da: von Martius, Genera et species palmarium
La collezione dei prodotti arrivati dal Brasile fu ordinata per formare un museo particolare, il Museo Brasiliano, ospitato nella Harrach House di Vienna. Scampato parzialmente agli incendi degli scontri del 1848 e integrato anche da altre collezioni e reperti successivi, è tuttora visibile a Vienna ,per la parte naturalistica al Naturhistorisches Museum e per quella etnografica al Museum für Völkerkunde.
Copricapo in piume della tribù degli Apiacà, conservato al Museum für Volkerkunde
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